La metamorfosi del nostro cervello è una questione di CUORE.

 

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Ultimamente, si legge molto sul bambino interiore, sulle emozioni, come accoglierle, portarle al cuore etc… ricevere qualche informazione dal punto di vista pratico, sulla funzionalità del cervello umano, non nuoce, perché simile a chi cavalca un cavallo, senza conoscere le funzioni primarie della disciplina, quando siamo nei guai, o meglio, quando il cavallo galoppa senza cognizione, privo di una preparazione pratica si rischia di fare danni!

3 is a magic number – Il Triune Brain* 

Il Triune Brian (cervello tripartito) è il nome di un modello dell’encefalo elaborato da un neuroscienziato statunitense, Paul D. MacLean. Dai suoi studi è giunto alla conclusione che il cervello, oltre a essere suddiviso in due emisferi sinistro e destro, ha tre formazioni anatomiche distinguibili: il più antico cervello rettiliano, o complesso R, preposto ai bisogni e agli istinti innati nell’uomo, il secondo cervello paleomammifero (sistema limbico) sede dell’emotività, e il più moderno, menneomammifero, o cervello neocorticale, sede degli operatori specifici che caratterizzano l’essere umano olistico, riduttivo, generalizzatore, casuale, binario emotivo.

Signore e Signori, Vi presento alcune particolarità del sistema limbico

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Il Triune Brian (cervello tripartito) elaborato da il neuroscienziato statunitense, Paul D. MacLean MD.

Il funzionamento dell’amigdala nel sistema limbico (secondo cervello) merita di essere approfondito, perché questo parte del cervello umano, possiede la potenzialità incredibile di funzionare come un cavallo selvaggio in una fiera domenicale! 

A tutti è capitata l’amara esperienza di perdere il controllo delle emozioni, accade perché nei nostri corpi sottili (aura) si nascondono ferite emozionali ancora vive, che al minimo movimento improvviso (esperienze che la vita comporta) affiorano con una forte carica emotiva paragonabile alla potenza di un cavallo pazzo, provocando, il più delle volte, danni irreparabili a noi stessi e alle persone che più amiamo, ma che cosa succede nella nostra mente? Come funziona questo processo di reazione emozionale anomala che dobbiamo poi giustificare?

Il corpo amigdaloideo è implicato nella segnalazione alla corteccia di stimoli motivazionali associati a reazioni di paura e ricompensa. Ha una struttura ovoidale (etimologicamente amigdala significa mandorla) ed è coinvolto anche nei sistemi della memoria emozionale, che confronta gli stimoli ricevuti nel presente con le esperienze passate. I segnali provenienti dagli organi di senso raggiungono dapprima il talamo poi, servendosi di un circuito monosinaptico, arrivano all’amigdala; un secondo segnale viene invitato dal talamo alla neocorteccia cerebrale. Ciò permette all’amigdala di cominciare a rispondere agli stimoli prima della neocorteccia. Mentre l’ippocampo “ricorda” i fatti, l’amigdala ne giudica il valore emozionale e quindi, fornisce a ogni stimolo un certo livello di attenzione, lo arricchisce di connotati emotivi e, per ultimo, ne arriva l’immagazzinamento sotto forma di ricordo.

L’amigdala è quindi l’archivio della memoria emozionale che analizza l’esperienza corrente con quanto già accaduto nel passato. Quando la situazione presente e quella passata presentano un elemento chiave simile, l’amigdala lo identifica con un’associazione, un ricordo e si attiva.  Ci comanda precipitosamente di reagire a situazione presente con un comportamento tenuto in circostanze simili, anche di molto tempo prima, con pensieri, emozioni e reazioni apprese e fissate in risposta e eventi analoghi. L’emozione grezza viene scatenata prima in modo indipendente dal pensiero razionale e il risultato è un’evidentissima incapacità di valutare il significato emozionale degli eventi del qui e ora.

L’amigdala è un grilletto molto sensibile che scatta immediatamente, è come una specie di centralina programmata per inviare chiamate di emergenza ai soccorsi, reagisce trasmettendo un messaggio di allarme a tutte le parti del cervello, stimolando la secrezione degli ormoni che innescano la reazione di attacco o fuga, mobilita i centri del movimento e attiva il sistema cardiovascolare, i muscoli e l’intestino.

In quel momento siamo come un cavallo con le briglie sciolte, la mancanza di lucidità del cervello è accresciuta anche dal fatto che molti vividi ricordi emozionali risalgono ai nostri primi anni di vita, quando non eravamo in grado di scegliere (questa vale soprattutto per gli eventi traumatici), e quindi la reazione è completamente fuori luogo: accessi di collera o paura, scatenati prima che la neocorteccia sappi che cosa sta accedendo!

Il centro esecutivo celebrale si trova nell’area prefrontale; le decisioni e le azioni che scegliamo sono determinate principalmente da questa parte del cervello. Le reazioni emotive impulsive avvengono quando proviamo un sentimento forte, mandiamo un’ondata di messaggi che arrivano nel profondo dell’amigdala, che guida le aree prefrontali.

Se lasciamo che questa funzionalità meccanica ci “controlli”, i neuroni che dovrebbero arrestare questo processo cedono alla forza dell’impulso e di conseguenza la potenza della reazione emotiva si manifesta indisturbata e libera di proiettare il passato sulla realtà circostante. Se al contrario pratichiamo la presenza del qui e ora, nel momento in cui siamo preda della rabbia o delle paure, qualcosa inizia ad accedere nel cervello.

Nell’area prefrontale sinistra c’è un gruppo di neuroni predisposto a diminuire le ondate di “impulsi” proveniente dell’amigdala. Per intenderci meglio, il tutto funziona un po’ come una diga e la consapevolezza nel qui e ora (stare nel centro del cuore accettando quello che ce) arma questa diga, rendendo più attivi i neuroni che servano da freno, permettendoci di gestire in modo più efficace le emozioni dolorose.

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La metamorfosi del nostro cervello è una questione di CUORE.

Le cellule che fungono da riduttori della potenza emotiva ci mostra le emozioni da un punto di vista più razionale e, mano a mano che portiamo alla luce i nostri impulsi e le nostre reazioni emotive, questi circuiti sembrano rafforzarsi, proprio come succede in palestra quando si segue un programma per aumentare la massa muscolare.

Accogliere l’attimo di quel magico quarto di secondo.

Il neurofisiologo statunitense Benjamin Libet ha fatto casualmente una scoperta notevole che conferma scientificamente il potere umano di rompere le catene emotive applicando la consapevolezza. Egli ha scoperto che la consapevolezza sposta la mente dalle emozioni difficili verso quelle positive, trasformando vecchie abitudini e rendendo il cervello “plastico”. Le neuroscienze rivelano inoltre che esiste un punto di svolta cruciale nella scelta, un “magico quarto di secondo”, durante il quale possiamo impedire a un impulso emotivo autodistruttivo di prendere il sopravvento.

Il cervello umano non ha terminazioni nervose, perciò non prova dolore, e durante un intervento al cervello il paziente rimane sveglio. Approfittando di quest’opportunità, Libet fece un esperimento molto semplice: chiese ai suoi pazienti di muovere un dito durante l’operazione.

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Tutto ciò portò alla straordinaria scoperta che la parte del cervello che regola il movimento inizia la sua attività, un quarto di un secondo prima che la persona sia consapevole dell’intenzione (in questo caso, di muovere il dito). In altre parole, il cervello inizia ad attivare un impulso prima che l’intenzione di compiere quell’azione appaia nella consapevolezza.

Libet ha scoperto che, dal momento in cui la persona è consapevole dell’intenzione di muoversi, trascorre un altro quarto di secondo prima che l’azione vera e propria inizi. Questo intervallo di tempo è il momento magico in cui abbiamo la possibilità di scegliere di reagire all’impulso o no. Il libero arbitrio, in un certo senso, risiede qui, in questa piccolissima frazione di tempo che apre una nuova porta, una risposta fresca e diversa. Con rispondere s’intende scegliere di diventare coscienti della possibilità di avere un atteggiamento nuovo, abbandonando o modificando, in maniera creativa, la reazione abituale attuata in una situazione inconsapevole e ricorrente, ovvero ciclica. Grazia alla neuroscienza, l’importanza della crescita personale è una realtà scientifica, e oggetto di indagini. Studiare i meccanismi neuronali che sottostanno alla trasformazione personale, è lavoro per i neuroscienziati, invece, per i ricercatori della crescita spirituale, lo stato olistico, la trasmutazione del sistema metafisico, la funzione e natura dei chakra, la struttura dei corpi sottili e la metamorfosi del cervello umano sono passi lungo un sentiero in cui si sperimenta il funzionamento del proprio sistema energetico in persona, nel qui e ora.*

 

Caroline Mary Moore

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*Testo del libro “ Radicarsi nel Corpo – La via verso un campo energetico equilibrato”

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