In verità – l’uguaglianza dei generi non può mai esistere!

Mark Van Doren, il vincitore del Premio Pulitzer per la poesia nel 1940 disse: “Ci sono due dichiarazioni sugli esseri umani che sono vere: che tutti gli esseri umane sono uguali, e che tutti sono differente. Su questi due fatti è fondata l’intera saggezza umana”.

Per quanto riguarda la ripresa di potere delle donne nei confronti degli uomini, la celebre scrittrice Inglese Mary Shelley scrisse: “vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini, ma su loro stesse”.

Nel ventunesimo secolo, il suo desiderio per le donne non è ancora raggiunto, e forse non si raggiungerò mai, almeno che, non cambiamo il modo in cui vediamo i ruoli e diversità d’entrambi i sessi, accettando, senza lotta e competizione, che il potere della creatività è una qualità tutto femminile.

Le Donne però, non sono creative solo perché sono in grado di dare la vita, sono creative anche perché attraverso i secoli, per sopravvivere, si sono dovute adattare ai ruoli che l’uomo ha assegnato loro e la prima è stata a causa di un errore di traduzione nella Genesi (2:22) un verso nella quale è scritto che per creare la donna, Dio prese una ‘costola’ dell’uomo, declassificando la donna, secondo il parere dell’uomo, ad una mera sottoprodotto del protagonista principale – il maschile.

E’ interessante sapere che nel testo originale aramaico, il termine “ Zelah” non significa “costola” bensì la “metà” di qualcosa, ed è con questa metà che i testi narrano che Dio fece la donna; che i testi intendessero la metà dei cromosomi maschili XY per creare i cromosomi femminili XX non è chiaro, ma l’espressione “ la mia altra metà” stranamente è comune in molte lingue per descrivere la consorte femminile.

Errore linguistico a parte, il fatto è, i testi dell’Antico Testamento parlano di Adamo come un primo prototipo ma pare che non fu l’unico umanoide, perché in un testo della letteratura post-talmudica, lo Sèfer ha-Zòhar o “libro dello splendore”, il mito antico presenta Lilith come la prima moglie di Adamo, raccontando poi che lei rifiutò le sue richieste durante il rapporto sessuale e lo abbandonò.  Ella disse “ E’ io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra.”

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Questo testo sembra implicare che la donna era già esistente e che lei, in qualche modo, apparteneva a una casta diversa. Comunque sia, lo scopo di quest’articolo non è per motivi storici, ma per porre delle domande e riflettere su una varietà di archetipico femminile che ha incastrato la donna nel tempo, nei ruoli di natura non propria sua, un percorso che ha rallentato un processo che oggi spinge per espandere e unire piuttosto che separare, e per compierlo, necessità riconsiderare e riflettere sui ruoli in cui noi donne abbiamo acconsentito consciamente e inconsciamente di svolgere.

Per alcuni oggi, le storie d’amore tramandate dai nonni sono materiale da film d’epoca, però romanticismo a parte, sono storie di vita di coppie, che raccontano troppo spesso delle disuguaglianze tra i sessi e, un’evidente mancanza di libertà per quanto riguarda la sessualità e ‘piacere’ femminile – perché piace, oppure no, il piacere e godimento sessuale sono un diritto umano anche per la donna.

Le tipiche frasi attribuiti alla donna che “da” le sue parti intimi a un uomo, energeticamente parlando, sono completamente errate, una donna non deve dare se stessa all’uomo (energia attiva), ma riceverlo!

L’ energia femminile è ricettiva, una forza non-attiva da non confondere con la passività, una qualità d’inerzia. Perciò, la donna ha bisogna di fidare e lasciarsi andare pienamente nel ricevere la fisicità maschile, con la sua energia penetrante. L’uomo, che possiede l’energia attiva, se non sa riconoscere il valore del ricevere femminile, può distruggerla facilmente come un fiore delicato, innescando un meccanismo che richiede il dolore (sia fisica sia emozionale) come istrumento per ‘sentire’ –  perché nel ricevere l’uomo, la donna è vulnerabile e fisicamente indifesa (non debole), a rischio di essere devastata, invasa nella carne viva – nell’intimo, ed è a questo punto mi suscita una domanda:

è possibile che noi donne abbiamo confuso il dare con il ricevere?

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Il dare amore, privo di ricevere un riconoscimento, è una qualità tipicamente materna, un dono che le donne offrono al proprio bambino, una predisposizione femminile che troppo spesso è proiettata nelle coppie. Thomas Merton,  scrittore  e autore di oltre sessanta libri tra saggi e opere in poesia e in prosa, dedicati soprattutto ai temi della pace e dei diritti civili, scrisse: “ La vita spirituale si riassume nell’amare. Non si ama perché si vuol fare il bene di qualcuno, aiutarlo, proteggerlo. Agendo in questa maniera, ci comportiamo come se vedessimo il prossimo come semplice oggetto e noi stessi come esseri generosi e saggi. Ma questa non ha nulla a che vedere con l’amore. Amare significa comunicare con l’altro e scoprire in lui una particella di Dio”.

Quest’analisi pone l’accento sui fraintendimenti di ruoli troppo spesso presenti nelle coppie connesse ai bisogni infantili che assomigliano più a una sostituzione genitoriale d’autorità o di nutrimento, che a un rapporto maturo di complicità alla pari. Gli stereotipi di ruoli femminili copia incolla variano tra la sostituta madre/salvatrice, la santa e la prostituta, ma per chi non si sente di favorire, l’alternativa rimane quella più moderna, della ‘ribelle’ anti-conformista, la donna che vuole solo ricevere, anzi pretende di ricevere, e disprezza i modelli tradizionali dichiarando guerra aperta all’uomo che osa di proiettare i suoi desideri infantili su di lei, e gli uomini, sentendosi minacciati, si auto-difendono con ogni mezzo possibile, deridono e svalorizzano, in modo anche meschino, le caratteristiche emozionali e fisiche femminili cantando la supremazia maschile, mentre nascondono un senso di confusione e inferiorità davanti al mondo femminile a volta aggressivo e troppo esigente.

Questo modello di donna non perdona, castra e guerreggia, spinta dalla nozione che per raggiungere l’uguaglianza dei sessi, come “pretese” di diritto, bisogna imitare gli uomini e non solo, è autorizzata a giudicare le altre donne pesantemente usando termini peggiori dei maschilisti più spietati!

Non è sostituendo o imitando gli uomini che la donna trova la sua vera natura. Dal punto di vista energetico, le coppie sono attratte l’uno con l’altro come dei magneti di forze opposte, in questo caso la cosiddetta “legge dell’attrazione” basata sul concetto che “i simili si attraggono”, non è applicabile fuori della stanza da letto, nel relazionare, si creano due forze che si respingono invece di attrarsi – producendo una lotta energetica per il potere che respinge l’amore.

Abbiamo fatto passi in avanti è vero, però è ancora una lotta, ci manca il passo importante, ossia: la liberazione interiore – perché quando una donna si crede superiore a un uomo, non è diversa dalla supremazia maschile, è il rovescia della medaglia – quella che manca è l’equilibrio.

Il titolo dell’articolo può sembrare una provocazione, ma in verità – l’uguaglianza dei generi, come frase, è troppo riduttivo, siamo troppo diversi, abbiamo ruoli opposti, questo è un fatto non un’opinione, la luna non è paragonabile al sole e viceversa. Quella che è raggiungibile volendo, è l’uguaglianza di diritti, di rispetto, di ricompenso per lo stesso lavoro svolto, di comprensione e spazio per la nostra diversità ecc., e il primo punto di partenza è riconoscere che nonostante il mondo della procreazione è femminile, sono sempre stati gli uomini a decidere le legge per quanto riguarda i diritti della donna, non siamo ancora fuori del tunnel, ma qualcosa incominciò a cambiare negli anni sessanta con il movimento femminista che riconsegnò, in parte, il potere alle donne di scegliere per il proprio corpo.

In Inghilterra nel 1961 la pillola anticoncezionale era resa disponibile al pubblico femminile ed è tuttora gratis e mutuabile, mentre, in Italia fu autorizzata nel 1967 inizialmente solo per fini terapeutici, diventando disponibile per tutte le donne come mezzo anticoncezionale nel 1976 quando il ministro della Sanità abrogò le norme che vietavano la vendita. Oggi, per le donne esistano molte scelte per evitare una gravidanza non voluta, ma non tutti possono assumere un contraccettivo, quindi cosa dice il pubblico nei confronti del ‘pillolo’ maschile?

La ricerca sul fronte maschile prosegue con fatica ma i primi sondaggi a Roma, fatti del convegno Nazionale AIED sulla Contraccezione Maschile nell’aprile di 2000, hanno mostrato dei risultati molto interessanti. La risposta sull’assunzione del pillolo maschile era positiva per 39,5% degli uomini per motivi di parità uomo/donne, il 44,0% perché loro preferivano avere il controllo della contraccezione e il 16,5% diceva sì per nessun particolare motivo. Per le donne invece, le risposte sono state molto diverse, quando chiesero se avrebbero lasciato la responsabilità all’uomo di assumere il pillolo maschile, solo 23% delle donne era per il Sì, contro il 36% che rispose No, mentre il 40,0 % rimasse incerte!

All’epoca, questo sondaggio mostrò una maggiore disponibilità dalla parte degli uomini che dalle donne, è il motivo, pare di essere una questione di fiducia, appunto perché – molte donne ritengono l’uomo incapace di ricordare di prendere una pillola anticoncezionale.

A Roma nel 2008 a un convegno sul tema di ‘Sessualità e scelte consapevoli’, arriva la denuncia della Società Italiana di Ginecologia e Ostetrica (Sigo): il coito interrotto è il metodo contraccettivo più utilizzato dagli Italiani. Questa è curiosa se consideriamo che quando una donna si affidi al coito interrotto come metodo anticoncezionale, che tra altro non è sicuro, bastano delle perdite pre-eiaculazione per la fecondazione, significa che lei rinuncia al suo potere, consegnando all’uomo, la piena responsabilità. Un fatto curioso se l’opinione generale delle donne è che l’uomo non è responsabile abbastanza da prendere un pillolo anticoncezionale!

Sono passati otto anni da quel sondaggio è la situazione non è molto diversa. Quest’anno a Milano, in occasione della Giornata Mondiale della contraccezione, stando ai dati diffusi dalla Società Italiana di Ginecologia e Ostetrica (Sigo), in Italia, il 24% delle donne in età fertile usano metodi anticoncezionali troppo poco sicuri. Un “Quadro che denota una scarsa consapevolezza e che richiede interventi di educazione sessuale e all’affettività sin dalla scuola” – spiega il professor Paolo Scollo, Presidente Nazionale della Sigo.

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Il sesso è ancora un argomento di tabù nelle famiglie ma forse non è solo una questione di educazione sessuale, bensì di ruoli prestabiliti per la donna, un’abitudine collettiva oramai destinata alla trasformazione appunto perché è ora che la donna riprende la sua posizione al fianco all’uomo, perché le donne non sono creative solo per i loro corpi che partoriscono, non sono creative solo perché si sono dovute adattare ai ruoli, sono creative soprattutto perché il femminile è una qualità misteriosa e intrigante, che coinvolge, che stimola la crescita personale. La donna consapevole di questa forza creativa è una Lilith, una donna Luciferino “portatrice di luce”– una donna che non richiede un prototipo da seguire perché è unica, che a volta è scomoda perché sa di brillare per luce propria, che fa esempio, perché sa che il potere personale non va ceduto per forza oppure vinto togliendolo altrui. Riconosce che il vero potere accade solo nel momento in cui si rende conto che si può rimanere nella propria posizione di potere lasciando l’altro libero, di rimanere nella sua – in collaborazione, tutti vincitori in accordo nell’essere in disaccordo.

Solo in un ambiente cosi l’amore di coppia può fiorire, in una realtà che riconosce e rispetta il valore e preziosità dei propri ruoli, appunto perché siamo così diversi. Uno di fronte all’altro, come uno specchio, scopriamo di possedere, come seme in forma latente, le stesse medesime caratteristiche e qualità essenziali del sesso opposto, e che non serve rubare, imitare, valicare o invadere i confini dell’altra/o per liberarli; basta nutrirli, perché una ghianda sa già di contenere in sé la potenzialità di una quercia!

Spesso si sente dire: “L’amore è una cosa più unica che rara”, tuttavia, lo sogniamo tutti e quando ci troviamo davanti, sia personalmente, sia come testimoni, si è consapevoli di essere in presenza di qualcosa di sacro. Cos’è l’Amore Sacro allora, se non un incontro, non solo con l’altro/a, ma soprattutto con noi stessi. Un incontrarsi che insegna come “ricevere” senza “pretendere” in uno spazio privo di sensi di colpa. Per noi donne è il fiorire delle nostre forze, talenti e risorse senza dover lottare per il diritto o auto-difendersi a spada tratta, e all’uomo: di permettersi il tempo per l’interrogazione, l’introspezione profonda che insegna come dare, senza ricevere il compenso per diritto di supremazia maschile, accogliendo in sé il dono della ricettività incondizionata, quel donarsi con umiltà e sensibilità, senza abbassarsi alla passività, alla castrazione o alla sottomissione.

Raggiunti questi stati interiori, si trascendono gli impulsi biologici ed emozionali umani, lasciando entrambi liberi di amarsi, sia verso l’interno, che l’esterno: perché senza la libertà di incontrarsi, non siamo in grado di incontrarci con sacralità nell’Amore di coppia.

Nel momento in cui la donna ha incominciato a risvegliare le sue caratteristiche maschili latenti, il percorso di evoluzione si è attivato. Anche se, troppo spesso a discapito della sua stessa femminilità, ma va bene cosi, perché è un processo, non un evento.

Solo rimanendo fedele al femminile, la donna sarà pronta per lasciarsi andare naturalmente nel ricevere con autenticità e rilassamento dall’uomo, le stesse medesime qualità fiorenti oggi in lei: determinazione, protezione, intraprendenza, indipendenza, forza ecc. qualità che da lui, inconsciamente, pretende o respinge – perché ancora in conflitto con se stessa, combattendo per il diritto di essere uguale all’uomo e ricevere senza l’obbligo di ‘saldare’ i conti con il corpo o il sostegno emozionale, in lotta per uscire della passività e rancore femminile antico come il tempo stesso (vecchio condizionamento collettivo di sottomissione femminile).

Le donne che hanno scelto di arrendere sono i testimoni del Perdono collettivo, una guarigione, soprattutto, di tutte le antenate (donne in particolare) attraverso il tempo, necessario per liberare l’umanità dal suo passato oscuro di “vittime e carnefice”: Sarà il mondo femminile a chiudere finalmente il cerchio di dolore, di perdonare le ingiustizie imposte sulle donne giudicate e trucidate per una sola colpa – di essere in grado di procreare la vita.

 

Caroline Mary Moore

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