Ritrovare il bambino perduto tramite il “Sentire” – tutto il resto è solo informazione!

A 16 settimane di gravidanza, un feto umano inizia svilupparsi l’udito, connesso direttamente con il battito cardiaco del cuore della madre, il bambino, prima di nascere, è già un ottimo ascoltatore in grado di riconoscere un mare di suoni presenti nel suo mondo circostante.

Dopo la nascita, un neonato osserva, ma necessità di tempo per focalizzare, distinguendo i volti, specialmente i sorrisi intorno ai quattro mesi, mentre il suo ‘sentire’ è accentuato da subito ed è in grado di comunicare alla madre i suoi primi disagi fisici, esprimendo, tramite il cambio della tonalità e frequenza del suo pianto.

Alla nascita un bambino è puro istinto ed emozioni, uno stato di naturalezza impossibile da mantenere perché crescendo accade l’inevitabile – la nascita dell’ego con i suoi contenuti, quella scatola che assorbe e accoglie tutto, che frena la spontaneità, confina la creatività catalogando gli eventi in bianco e nero, schedando ogni attimo vissuto, accumulando il sapere inutile basato sulle verità di seconda mano, esperienze giudicate da altri ego con i loro concetti dualistici, ideali moralistici dalla famiglia e comunità, perfino dalla collettività, uno imprinting di “sapere” illusorio accolto come Verità Assoluta, che nel tempo, farà distorcere e allontanare, sempre di più, il bambino/a dalla suo capacità innata/o di Osservare, Ascoltare e Sentire in modo autentico.

Questo non è un errore, è la vita tridimensionale inconsapevole che investe nella mente/ego che proietta i suoi contenuti sul mondo creando un film – la nostra; un ologramma personale che distorce la realtà in modo da presentare un copione “custom made” fatto su misura, e noi, persi nella trama, dentro lo schermo, ci immedesimiamo con il ruolo della protagonista per tutto il tempo della durata del film – magari per uno o più vite intere!

Questo stato è comune a tutti, che siamo consapevoli oppure no, la differenza tra chi è cosciente e chi non lo è, riguarda il sapere ossia, essere in possesso dell’informazione mirata che divide le persone nelle categorie di chi sa e di chi è ignaro, creando una separazione moralistica tra superiore/inferiore, addormentati/risvegliati e chi è avanti o indietro nel cammino. Tuttavia, il sapere contro l’ignoranza non regge davanti alla verità che unisce tutta l’umanità, ovvero, le interferenze che vibrano come frequenze disturbate nel nostro sistema energetico, emozioni di vecchia date, a volte sconvolgenti, inespressi e sospesi nel tempo, aspettando di essere trasformati, attivate da chi, per la legge di risonanza, è attirato nella nostra realtà per condurre le vecchie emozioni verso la superficie per essere riviste consapevolmente.

Tutti ne sono coinvolti in questo processo dell’evoluzione umana, e nel momento in cui ci identifichiamo con una situazione che vibra con una risonanza simile alla nostra, la mancanza di spazio intorno al dolore, ci fa perdere contatto con il presente e proiettiamo le emozioni del passato su chi lì ha incitati, richiedendo che ne assumano loro la responsabilità di qualcosa che percepiamo come un dolore creato dall’altro. A questo punto, la tentazione di andare alla ricerca di sapere perché, chi, come e quando, nuovamente ci divide in due categorie distinte – chi cerca di trovare una risposta giudicando il comportamento delle persone coinvolti nell’interazione appena accaduta, e chi analizza la propria infanzia per capire perché, chi, come e quando il condizionamento ha avuto inizio, e di conseguenza è rispecchiato nell’interazione appena accaduta, un atteggiamento tipico di chi percorre la via della spiritualità. Nuovamente il punto che ci unisce è la strategia dell’ego per ancorarci nella dimensione che ama di più – il passato, tenendoci “busy” e indaffarati lontana dalla dimensione di cui ha paura; il presente.

Per chi incomincia un percorso d’introspezioni, conoscere come certi condizionamenti, provenienti dal passato, hanno lasciato segni indelebili, è utile ma non è sufficiente per trasformare le re-azioni emotive associate, anche se ci rende più consapevoli della loro esistenza mentre si ripresentano ciclicamente. Ponderando sul fatto che sono stati i nostri genitori ed educatori ad essere responsabili per il dolore iniziale anni fa, le persone nella quale proiettiamo il dolore oggi non lo sono; colpevoli e responsabili solo di aver toccato un interruttore mettendoci in contatto con quello che vuole essere osservata, ascoltata e sentita, l’unica persona che può prendere la responsabilità di mettere spazio e amore attorno alle ferite del passato siamo noi!

Sapere perché, chi, come e quando, se l’energia disturbata è antica (karma) o addirittura collettiva, rende la ricerca delle radici di tutto quello che, tramite la risonanza, è attirata verso il nostra campo energetico impossibile, ma possiamo sempre osservare, ascoltare e ‘sentire’ le emozioni nel vuoto oggi, dal luogo senza giudizio “ outside of the box”, fuori della scatola chiamata Ego.

Non portarti dietro i tuoi pensieri, la tua conoscenza, non portarti dietro niente di ciò che riempie il secchio, e che non è altro che acqua, perché altrimenti guarderai sempre e solo il riflesso, e nient’altro. Nella ricchezza, nei beni materiali, nella casa, nell’automobile, nel prestigio, tu non vedrai che il riflesso della luna piena nell’acqua del secchio, mentre la luna vera è lì, in alto, che ti aspetta da sempre. Lascia cadere il secchio, così l’acqua sfugga via, e con essa la luna. Solo questo ti permetterà di alzare lo sguardo e vedere la vera luna nel cielo; ma prima devi aver conosciuto il sapore del vuoto, devi lasciar cadere il secchio della tua mente, dei tuoi pensieri; non più acqua, né luna. Il vuoto nelle mani.

          Carl Gustav Jung

Per quanto siamo convinti di essere avanti o indietro con il nostro cammino, quello che ci unisce è la sovraccarica di energia che stimola l’ego. Sovreccitato nella sua ricerca di ‘sapere’, ormai è così colmo di sapienza che ha letteralmente dimenticato di osservare, ascoltare e soprattutto ‘sentire’, nella forma più naturale, una semplice esperienza; perché esso ama giudicare, analizzare, dissezionare e sapere perché, chi, come e quando, mentre recita il ruolo del protagonista nel centro dell’universo dove i suoi fabbisogni e paure istintive lo fanno credere d’essere indispensabile.

Questa sua necessità d’esaminare e sapere tutto è un’arma a doppio taglio per chi è sul cammino perché si rischia di identificarsi con il ruolo del “ricercatore spirituale”, una strategia per allontanarci sempre di più dalla verità dell’ombra e quello che sente nel qui e ora, perché mentre l’ippocampo sta rimembrando l’evento passato nell’infanzia, la nostra assenza è giustificata, tenendoci lontano da quello che vibra dentro le nostre cellule come esperienza che risale nel momento oggi.

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Nel calendario Cinese, il 2017 è l’anno del Cuore Yin, l’energia del cuore femminile, il respiro vuoto, la dimensione dove l’ombra è benvenuta e accolta alla pari della luce. Sarà un anno che pone l’accento sulla necessità di andare direttamente verso il nucleo del Maestro Cuore per fare il salto dimensionale dalla testa al cuore, un viaggio in cui tutto quello che sentiamo è ammissibile, semplicemente è… senza sapere perché, chi, come e quando.

Il cuore è semplice, nella sua immessa saggezza ‘sa’ che ogni traccia di energia disturbata e dolorosa desideri una sola cosa – essere ‘sentita’ nuovamente in modo semplice per quello che è, senza giudizi, giustificazioni, spiegazioni o altro. Chi è pronto per questo passaggio sarà offerta la possibilità di ritrovare il bambino/a perduto che erravamo una volta, entusiasti di imparare e sperimentare la vita tramite l’Ascoltare, l’Osservare e il Sentire. Da adulti l’inversione U è un processo di auto-guarigione e crescita olistica sperimentale che ci permette di affrontare le nostre numerose lezioni di vite, perché come disse Albert Einstein con sublime semplicità:

“Imparare è un’esperienza. Tutto il resto è solo informazione”.

 

Caroline Mary Moore.

 

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3 Risposte

  1. silvia scrive:

    Ciao Caroline, spero tutto ok, sempre un’esperienza leggere i tuoi post, in essi ritrovo cose che vivon in me e che non sempre riesco a focalizzare, grazie. Davvero…
    Nel mio piccolo ritengo che siamo sempre all’inizio nel lavoro di introspezione ed ascolto di se stessi, non esiste un avanti o un indietro, ogni giorno si ricomincia su basi via via diverse, un indicatore di direzione valido per me è una affermazione di Bruce Lee: ogni giorno qualcosa in meno, ogni giorno qualcosa in più.
    Se ci sforza di liberarsi di fardelli si acquista da un’altra parte, oltrepassando le trappole dell’ego, anche quello spirituale, a mio modesto avviso… magari sbaglio.
    La rimessa in discussione è una compomente indispensabile nel mio cammino, spesso rimetto in discussione la rimessa in discussione stessa, può risultare complicato… affrontando la nostra oscurità, addentrandosi in essa come fai notare tu in molti tuoi scritti. Buona giornata.

    • Ciao Silvia, grazie sempre per i tuoi commenti molto apprezzati!
      Ho letto poco su Brue Lee, ma quel poco che ho letto ho accolto una grande saggezza, mi piace il suo modo di pensare per non parlare del suo radicamento nella Hara, molto visibile nel modo in cui si muoveva.
      Credo che tu non sbagli, il momento in cui si forza di liberarsi da qualcosa, l’ego si rinforza la presa perché di base, ce’ la non accettazione…si è vero scrivo molto della nostra oscurità, mi affascina, lo sperimento e mi trovo sempre più in sintonia con Jung nel sentire la sua immensa creatività quando compressa!

      Grazie ancora, a presto!

  2. silvia scrive:

    Grazie a te, cara Caroline! E’ sempre un piacere.
    Bruce Lee sperimentava un suo metodo incredibile, era anche un danzatore infatti… amo anche io guardare i suoi movimenti.
    Alla prossima!|

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